
Draghi: «Ue non reggerà senza euro» E a Trump: non manipoliamo cambio
Spread balza a 200 punti, Borse giùIl presidente della Bce, Mario Draghi
Francesca Basso per Corriere.it
«L’euro è irrevocabile». Parola di Mario Draghi. Il presidente della Bce risponde a una domanda dell’europarlamentare Marco Zanni durante la consueta audizione davanti alla commissione Affari economici del Parlamento europeo. E spiega che «il mercato unico non sopravviverebbe alle continue valutazioni». L’intervento del presidente della Bce avviene in un momento delicato. Olanda, Lussemburgo e Portogallo hanno lanciato l’idea di un’Europa a due velocità, raccogliendo il sostegno della Germania (ma su questo Draghi non commenta). La candidata all’Eliseo del Fronte nazionale, Marine Le Pen ha annunciato il programma di far uscire la Francia dalla Ue e dall’euro. In Italia Lega e M5s portano avanti una campagna antieuropeista e contro la moneta unica. Gli Stati Uniti di Donald Trump non perdono occasione per attaccare l’euro. Lo scenario è in movimento e gli equilibri sono estremamente precari. Draghi si muove lungo un sentiero stretto e nel suo intervento ha ribadito la linea della Bce, spiegando che l’economia dell’eurozona ha ancora bisogno del sostegno della Bce, che permangono i rischi al ribasso soprattutto a causa di fattori globali. Il numero uno dell’Eurotower ha inoltre sottolineato che è preoccupante l’idea di tornare alla situazione pre-crisi in tema di regolamentazione: «È l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno». La Borsa ha reagito male, Milano ha perso il 2% (con il comparto bancario molto sotto pressione), Francoforte lo 0,83%, Parigi lo 0,84%. Ha limitato i danni Londra (-0,18%). Lo spread dei Btp a 10 anni sull’analogo titolo tedesco è salito a 199 punti base.
Il Qe e i «favori» all’Italia
Draghi ha detto che la Banca centrale europea continuerà con il programma del Quantitative Easing «sino a fine 2017 o oltre se necessario». I rischi per la zona euro «rimangono al ribasso» e sono dovuti soprattutto a «fattori globali». «Se le previsioni di inflazione diventeranno meno favorevoli» o se le condizioni finanziarie dovessero peggiorare, ha aggiunto, il consiglio dei governatori della Bce «è pronto ad aumentare» il programma di Qe «in termini di dimensioni o durata». I benefici delle nostra politica» monetaria accomodante, ha spiegato, «superano chiaramente i potenziali effetti collaterali» e questi «sono meglio affrontati, se necessario, attraverso altre politiche». Quanto al presunto trattamento di favore nei confronti dell’Italia sollevato da una domanda, Draghi ha spiegato che la politica monetaria della Bce «non è mirata allo spread, ma alla stabilità» e «non c’è alcuna disuguaglianza nel trattamento dei vari Paesi» della zona euro. Nel Quantitative easing, la Bce «resta vincolata a limiti di emissioni e condizioni dei mercati.
Lo scenario
L’innegabile ripartenza dell’inflazione, ha osservato Draghi, va messa in relazione all’effetto una-tantum dell’accelerazione del greggio. Per questo la banca centrale guarda al di là dei singoli picchi nell’andamento dei prezzi al consumo se dovesse giudicarli di natura estemporanea. «Resta necessario il sostegno da parte della nostra politica monetaria se vogliamo che l’inflazione vada a convergere verso l’obiettivo desiderato con sufficiente credibilità e in maniera sostenibile», ha detto. «Per questo motivo — ha aggiunto — continueremo a guardare oltre le variazioni del tasso armonizzato se riterremo non avranno un impatto duraturo sulle prospettive di medio termine per la stabilità dei prezzi».
Le accuse di Trump
Il presidente della Bce ha anche risposto alle accuse dell’amministrazione americana. «Non siamo manipolatori della moneta» ha detto Draghi citando un documento del Tesoro americano dello scorso ottobre in cui, oltre alle scelte valutarie della zona euro, si parla della politica tedesca. In quel rapporto, ha detto il presidente Bce, non si dice che la valuta europea viene manipolata «e la ragione è che non sono soddisfatti i criteri che indicano l’esistenza di pratiche sleali». Per quanto concerne la potenza commerciale tedesca, la Germania ha un grande surplus nei conti esterni che riflette «la forza dell’economia, della sua competitività».