
Borsa: Piazza Affari pesante con Europa, tonfo di Mps e Carige
Ansa
Resta pesante la situazione a Piazza Affari a metà seduta, con il Ftse Mib che cede l’1,95% e gran parte del listino principale in rosso. Affondano Milano le vendite sui bancari, con Mps (-8%) e Banca Carige (-6,7%) che restano i titoli più bersagliati assieme a Bper (-4%) e Ubi banca (-3,2%). Il crollo del petrolio pesa su Saipem (-3,9%), i cui diritti dell’aumento di capitale sono oggetto di un pesante sell-off (-14,1%), ed Eni (-2,7%), su cui impattano i deludenti risultati del quarto trimestre di Bp. Pensanti anche le Generali (-3,1%), che riuniranno il board il prossimo 9 febbraio e su cui ha espresso preoccupazioni un report di Bernstein, e Poste Italiane (-3,3%). Si muove in controtendenza Luxottica (+0,46%), che arresta il crollo della vigilia. vanno male anche le altre borse europee, su cui crollano ancora una volta petroliferi (-3,8% l’indice Dj Stoxx), minerari (-2,8%) e banche (-2,8%): Parigi cede l’1,8%, Londra l’1,5% e Francoforte l’1%.
Petrolio: ancora in calo a 31 dollari al barile – Continua la nuova discesa del prezzo del greggio dopo le previsioni di aumento delle scorte Usa: i contratti sul Wti con scadenza a marzo cedono 82 centesimi a 31 dollari il barile. Il Brent perde il 2,2% a 33,6 dollari.
Asia in calo con petrolio, Pboc salva listini Cina – Seduta negativa per le borse asiatiche che risentono ancora una volta del calo del petrolio, con il brent che tratta in area 33,6 dollari e il Wti a 31 dollari. Tokyo ha ceduto lo 0,6%, Seul lo 0,9% e Sydney l’1% mentre Hong Kong, ancora aperta, arretra dello 0,4%. Le vendite hanno risparmiato Shanghai (+2,3%) e Shenzhen (+3,4%), grazie a una nuova iniezione di liquidità da 100 miliardi di yen (circa 15 miliardi di dollari) da parte della Pboc, la banca centrale cinese, che si aggiunge ai due mila miliardi già erogati il mese scorso. A deprimere i listini hanno contribuito ancora una volta le vendite sui titoli minerari e del petrolio, dopo che ieri Standard & Poor’s ha messo sotto osservazione il rating di cinque grandi compagnie e ha tagliato quello di Shell.