E alle 6 del mattino il polacco Tusk salvò la Grecia e l’euro. «Spiacente, non potete lasciare questa stanza»


di Anne-Sylvaine Chassany, Alex Barker e Duncan Robinson

da Il Sole24Ore
BRUXELLES – Il momento in cui la Grecia è più vicina a lasciare l’Eurozona è lunedì mattina alle 6, quando il sole sta sorgendo a Bruxelles. Alexis Tsipras e Angela Merkel hanno deciso dopo 14 ore di colloqui angoscianti che sono arrivati a un punto morto. Esauriti gli spazi per un compromesso, non vedono motivi per andare avanti. Grexit è l’unica opzione realistica.
Mentre i due leader stanno uscendo dalla stanza è Donald Tusk, il presidente del Consiglio europeo, a impedire che fatica e frustrazione provochino una storica rottura dell’Eurozona. «Spiacente, ma non potete lasciare questa stanza», dice l’ex primo ministro polacco ai due leader.
Il punto di rottura riguarda dimensione e scopo del fondo di privatizzazione garantito dai beni greci. La signora Merkel vuole che tutti i 50 miliardi siano impiegati per rimborsare i debiti: Tsipras vede questa proposta come un’umiliazione nazionale che farebbe cedere il controllo di asset equivalenti a quasi un terzo del reddito nazionale. La sua alternativa è un fondo più piccolo i cui proventi siano reinvestiti in Grecia. Il compromesso viene trovato dopo più di un’ora di discussioni in cui sono esaminate almeno dodici diverse soluzioni. È l’epilogo di un weekend che ha visto svolgersi uno dei negoziati più sfiancanti e drammatici di una crisi apparentemente interminabile che ha messo la Ue di fronte al suo test più difficile.
Dopo quasi nove ore di discussioni infruttuose, sabato la maggioranza dei ministri delle Finanze dell’Eurozona è giunta a una conclusione: Grexit è la meno peggiore delle opzioni rimaste. Michel Sapin, ministro delle Finanze francese, suggerisce ai colleghi di «uscire e dirsi la verità» per sfogarsi. Molti colleghi colgono l’opportunità con piacere. Il ministro finlandese accusa i greci di non aver saputo riformare il Paese in oltre mezzo secolo. Mentre le recriminazioni si moltiplicano Euclid Tsakalotos, il ministro greco, è stranamente dimesso.
La disputa culmina quando Wolfgang Schaeuble, il ministro delle Finanze tedesco che ha proposto una Grexit temporanea, inveisce contro Mario Draghi, il presidente della Bce. A un certo punto, sentendosi trattato con aria di superiorità, Schaeuble dice bruscamente a Draghi che non è «un idiota». L’episodio convince il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, che è giunto il momento di sospendere la riunione e aggiornarla alla mattina seguente. «È stato tutto molto duro, a tratti violento», ha rivelato uno dei partecipanti.
In mancanza di un accordo all’Eurogruppo, la palla domenica passa ai capi di Stato e di governo per un’altra maratona notturna. Con il passare delle ore e l’avvicinarsi di lunedì la prospettiva di una Grexit appare sempre più probabile. Un alto funzionario presente nella stanza è convinto che ora non è più la Grecia di Tsipras, ma la Germania, ad agire in cattiva fede. A un certo punto Tsipras subisce una lezione dal primo ministro sloveno, criticata dal premier italiano Matteo Renzi. Alla fine François Hollande, che ha combattuto per tenere la Grecia nell’euro, convoca Merkel e Tsipras nell’ufficio di Tusk per cercare un compromesso sul fondo delle privatizzazioni. Anche se alla fine si trova l’accordo, i negoziati hanno messo a dura a prova i rapporti franco-tedeschi, a lungo il cuore del progetto europeo. «C’era in Germania una pressione piuttosto forte per la Grexit – ha spiegato Hollande ai giornalisti dopo il vertice – ma ho respinto questa soluzione». Sul fondo delle privatizzazioni, in particolare, Hollande si è schierato con Tsipras. Era una questione di «sovranità», ha spiegato il leader francese. «Niente sarebbe stato peggio di un’umiliazione della Grecia, che non chiede carità ma solidarietà dall’Eurozona».
Hollande ha anche insistito perché l’opzione di una uscita temporanea della Grecia dall’euro – una controversa iniziativa che Schaeuble era riuscito a inserire nelle proposte dell’Eurogruppo – fosse tolta dal documento finale. Alla fine i diplomatici non sono in grado di dire chi ha prevalso nella maratona notturna ma concordano su chi ha sofferto di più. «Hanno crocifisso Tsipras» confessa un alto funzionario presente al summit. «Crocifisso».
Con il contributo di Stefan Wagstyl

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