
Qualità della vita, #Mantova prima #Crotone ultima. Male le grandi città #Roma crolla
Elena Tebano per Corriere.it
Mantova, che spodesta Trento (in testa alla classifica dal 2011) , è la città italiana con la migliore qualità della vita, Crotone quella con la peggiore. Oltre la metà della popolazione (il 53,9% degli italiani, pari a 32 milioni 732 mila residenti ) vive in province caratterizzate da una qualità della vita scarsa o insufficiente, mentre il Sud e le metropoli, con l’unica eccezione di Torino, vedono un peggioramento generale delle condizioni, con Roma che perde ben 19 posizioni. È quanto emerge dalla classifica 2016 di ItaliaOggi e Università La Sapienza di Roma sulla Qualità della vita, arrivata quest’anno alla diciottesima edizione. Lo studio analizza le 110 province italiane sulla base di 9 dimensioni (affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero e tenore di vita), 21 sottodimensioni e 84 indicatori di base, per ricavare un quadro generale del benessere (e della sua mancanza) in Italia.
Le prime e le ultime dieci
Ai primi dieci posti della classifica di ItaliaOggi ci sono, dopo Mantova e Trento, Belluno (terza, in salita dall’ottava posizione), Pordenone (da terza a quarta) e poi Siena, Parma, Udine, Bolzano (ottava, in calo dalla seconda posizione dello scorso anno), Vicenza e Lecco. Agli ultimi posti, nell’ordine: Carbonia-Iglesias (100esima), Medio Campidano, Reggio Calabria, Imperia (l’unica del Nord Italia in fondo alla classifica), Palermo, Caltanissetta, Trapani, Agrigento, Napoli, Siracusa e Crotone (nella posizione 110, l’ultima) . Quest’anno, in generale, tra le 54 province con una scarsa o insufficiente qualità della vita, 6 sono dislocate nel Nord Ovest, 2 sono nel Nord Est, 7 in Italia centrale e 39 su 41 in Italia meridionale e insulare, con livelli sostanzialmente stabili rispetto allo scorso anno nelle province del Nord Ovest, in miglioramento nel Nord Est e in Italia centrale, e con un lieve peggioramento nell’Italia meridionale e insulare. In generale il livello medio di qualità della vita è insufficiente e non accenna a migliorare nelle regioni del Sud e anzi si sono dissolte quelle isolate zone di benessere che fino a qualche anno fa erano riscontrabili nel Meridione.
Le grandi città
Un peggioramento si registra invece in tutte le metropoli con popolazione superiore a un milione di abitanti, in particolare per la diminuzione del tenore di vita, che nelle ultime due edizioni ha invertito la tendenza osservata nei tre anni precedenti, e la scarsa qualità ambientale (che in tutte non migliora né peggiora). L’unica eccezione è Torino, che nella classifica generale scala 6 posizioni e si attesta al 70esimo posto. Milano invece conferma la battuta di arresto già osservata lo scorso anno, arretra di 7 posizioni e annulla i miglioramenti conseguiti tra il 2010 e il 2014, piazzandosi al 56esimo posto. Napoli è stabile su posizioni di coda, cede 5 posizioni e passa dal 103simo al 108esimo posto. In paricolare, s si considera la dimensione Affari e lavoro, che raccoglie informazioni sulla dinamica occupazionale e imprenditoriale e sul grado di sicurezza «ambientale» per le attività produttive Torino è stabile al 53esimo posto; Milano cede 18 posizioni e si attesta al 25esimo; Napoli arretra di 5 posizioni e si piazza al 103esimo posto. Per quanto riguarda il tenore di vita invece Torino sale di 15 posizioni e si porta al 23esimo posto in classifica, mentre Milano, che dal 2014 non è più in posizioni di vertice, cede 14 posizioni (addirittura 47 in due anni) e scivola al 48esimo posto, mentre, Napoli cede 4 posizioni e si piazza al 107esimo posto su 110.
Il caso Roma
La situazione peggiore tra le grandi città si registra a Roma, dove per la prima volta la qualità della vita è classificata come insufficiente. La Capitale scivola infatti nelle posizioni di coda e cede ben 19 posizioni (che diventano addirittura 31 nel confronto con il 2014) portandosi all’88esimo posto. In particolare ci sono peggioramenti nella dimensione affari e lavoro (-15 posizioni, al 67esimo posto), criminalità ( dal 102esimo al 106esimo posto), disagio personale e sociale (58esima, era 42esima solo l’anno scorso), tenore di vita (è 103esima, era 94esima nel 2015).
Dove si sta meglio
Le province italiane dove si vive meglio sono quelle dell’arco alpino centrale e orientale, della pianura padana e dell’appennino tosco emiliano, con ramificazioni verso Toscana e Marche. Nelle 27 posizioni di testa (contro le 24 delle ultime due edizioni) troviamo nel raggruppamento di 10 province del nord ovest (di cui 3 in Piemonte, Cuneo, Verbano-Cusio-Ossola e Novara; Aosta e 6 province lombarde, nell’ordine Mantova, Lecco, Sondrio, Lodi, Cremona e Bergamo), una in più rispetto alla passata edizione; 15 province del nord est contro le 13 del 2015 (in Trentino-Alto Adige Trento e Bolzano, le venete Belluno, Vicenza, Verona, Treviso e Padova; poi Pordenone, Udine e Gorizia in Friuli-Venezia Giulia; Parma, Forlì-Cesena, Piacenza Reggio Emilia e Modena in Emilia Romagna); due province dell’Italia centrale, Siena e Ascoli Piceno.
Le politiche
Tra gli elementi critici sottolineati nel rapporto redatto da Alessandro Polli del Dipartimento di scienze sociali e economiche della Sapienza di Roma c’è infine la difficoltà per la classe politica italiana di migliorare le condizioni di benessere dei cittadini: «Nelle decisioni politiche è rilevante il brevissimo periodo — ricorda lo studio —, mentre per migliorare la qualità della vita dei cittadini è necessario formulare un piano coerente nel lungo periodo, che richiede necessariamente una “visione” del futuro».