
11/22/1963 #Jfk, l’omicidio che cambiò l’America
di Silvia Morosi e Paolo Rastelli per Corriere.it
“Interrompiamo questo programma per trasmettervi questo rapporto speciale della ABC Radio. C’è un rapporto speciale da Dallas, Texas. Tre colpi d’arma da fuoco hanno colpito il corteo del Presidente Kennedy oggi in centro a Dallas, Texas. Questa è la ABC Radio”. E’ la voce di Don Gardner della ABC Radio network a informare la nazione, un’ora dopo, del dramma che si è consumato a Dallas venerdì 22 novembre 1963, in piena campagna elettorale. John F.Kennedy (qui la storia del suo discorso più famoso, a Berlino), il più giovane Presidente della storia degli Stati Uniti (qui vi abbiamo raccontato dello scontro televisivo con Nixon), è stato ucciso in un attentato nella Dealey Plaza, nel quartiere del West End. Accanto a lui, il governatore del Texas, John Connally, è rimasto ferito. A bordo della limousine presidenziale – una Continentale del 1961 – anche Jacqueline e la moglie di Connally, Nellie.
Kennedy è stato appena colpito, la limousine presidenziale corre verso l’ospedale
Alle 12.30 ora locale, il 35esimo presidente fu colpito da tre colpi di fucile, che cambiarono la storia. A sparare l’operaio, attivista ed ex militare, Lee Harvey Oswald. La commissione Warren che si occupò dell’inchiesta tra il 1963 e il 1964 disse che Kennedy venne colpito da un unico cecchino (“lone gunman theory”). I sondaggi d’opinione, come il Gallup poll del 1966, hanno dimostrato come molti dei lettori non credessero alla teoria. Nel 1976 venne così creato un nuovo organo, la United States House Select Committee on Assassinations (HSCA), che presentò il risultato del suo lavoro nel 1979.
Le prove acustiche rivelarono che gli spari furono quattro, di cui tre (compreso il colpo mortale) ad opera di Oswald e uno forse di un altro cecchino. Oswald, poco dopo ucciso dal criminale Jack Ruby, un gestore di night club vicino ad ambienti di potere legati alla mafia, che una perizia medica dichiarerà affetto da turbe psichiche, potrebbe avere agito nel quadro di un progetto coinvolgente più persone.
Sono le 14 quando la bara viene collocata nella parte posteriore dell’Air Force One, l’aereo presidenziale. Jackie viene invitata nella cabina anteriore, dove sono assiepate 27 persone. Lyndon Johnson sta pronunciando la formula di rito: “Giuro solennemente che eserciterò con fedeltà la carica di presidente degli Stati Uniti e che con tutte le mie forze preserverò, proteggerò e difenderò la Costituzione” (da “Il presidente”, di Gianni Bisiach).
Sono gli stessi americani a essere ancora oggi convinti che Kennedy sia stato vittima di un complotto. All’indomani della sua morte erano il 56%, l’81% dopo la guerra in Vietnam e “solo” il 75% durante l’amministrazione Bush. Dopo l’annuncio della morte, calò il silenzio sulle trasmissioni regolari (e sulla nazione) che ripresero soltanto il martedì seguente.
Con la morte di Kennedy, la cui rielezione era data per certa, si chiude un’epoca di nuovi e importanti cambiamenti sul piano della politica estera e di quella interna. Stravolgendo gli equilibri di un mondo in piena Guerra Fredda. Dal punto di vista mediatico l’assassinio di Dallas, seguito da una diretta non-stop per quattro giorni, segnò un primato nella storia televisiva, superato soltanto nel 2001 da quella successiva all’attacco terroristico alle Torri gemelle di New York.
Il 23 novembre del 1963 tutti i giornali del mondo aprirono la loro prima pagina con la notizia dell’assassinio di John F. Kennedy. Quelli statunitensi locali, come il Dallas Times Herald, riferirono anche del ferimento del governatore del Texas John Connally; altri, come il Washington Post, mostrarono la foto del giuramento di Lyndon Johnson con Jacqueline Kennedy ancora sporca di sangue.
La domanda “cosa sarebbe accaduto se Kennedy non fosse morto?” ha prodotto negli anni una certa letteratura di genere, tra i cui titoli viene spesso citato il romanzo 22/11/’63 di Stephen King, in cui il protagonista della storia, Jake Epping, torna indietro nel tempo per sventare l’assassinio di Kennedy.
“Ho solo in mente di fare le cose con attenzione. Perché è una faccenda importante, Jake. Per quel che mi riguarda, è più importante di qualunque altra cosa. Se mai hai voluto cambiare il mondo, questa è la tua occasione. Salva Kennedy. Salva suo fratello. Salva Martin Luther King. Ferma le rivolte razziali. E forse fermerai anche la guerra in Vietnam». Si allungò in avanti. «Fai fuori l’orfanello infelice, compare, e salverai milioni di vite”.