
Lusso, Valentino verso un maxi collocamento in Borsa
Maria Silvia Sacchi per Corriere della Sera
Il gruppo del lusso Valentino ha iniziato a prepararsi per un maxi-sbarco in Borsa. Un’operazione di carattere globale, destinata soprattutto agli investitori istituzionali e internazionali, e con una data che, nei desideri, è piuttosto vicina: giugno 2016. Naturalmente, sarà l’andamento dei mercati a determinare il momento effettivo dell’Offerta di vendita.
L’obiettivo della maison – che non ha bisogno di denaro, avendo come azionista la famiglia reale del Qatar – è quello di dare maggior visibilità a una società che rappresenta una vera storia di successo. Per questo, mentre entra nel vivo la selezione dei consulenti che affiancheranno l’azienda guidata da Stefano Sassi e la cui direzione stilistica è affidata a Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, fonti qualificate sostengono che la quota a disposizione del collocamento sarà molto consistente: fino al 50% delle azioni. Se non di più. Alla fine dell’Offerta di vendita Valentino dovrebbe assomigliare a una public company. Anche per questo, per evitare la contendibilità, sarà importante che a sottoscrivere siano investitori istituzionali internazionali.
La decisione finale sulla quota non sarebbe, però, ancora stata presa, nonostante l’intenzione sia quella di fare un collocamento molto rilevante. Così come sarebbe ancora aperta la discussione riguardo la piazza in cui quotarsi. Se l’intento è quello di rafforzare l’immagine del marchio puntando sui consumatori occidentali, appare naturale che la scelta ricada su Milano. O, almeno, anche su Milano, per sostenere le radici e la storia italiane di Valentino. Purtroppo nè la maison nè Rothschild, la banca d’affari che affianca Valentino, hanno voluto rilasciare commenti.
Dopo i primi rumors su un possibile ritorno in Borsa (il marchio era stato delistato dopo l’acquisizione da parte di Mayhoola, società della famiglia reale del Qatar) la società aveva detto di star esplorando «tutti i mezzi di potenziamento della struttura finanziaria per costruire una piattaforma di successo per un luxury brand group», senza però aver preso decisioni in merito. Tutti avevano pensato a possibili acquisizioni di un certo peso in cui fosse necessario disporre di azioni quotate da poter scambiare, considerato che – come ha avuto modo di ricordare l’amministratore delegato Sassi – «il nostro azionista ha dichiarato più volte la propria volontà di estendere la propria presenza nel lusso e ha le risorse per farlo, ma è un azionista che preferisce fare i fatti e non le dichiarazioni».
Attraverso la quotazione Valentino vorrebbe fare, però, un passo in più. Quello già compiuto da Ferragamo, il gruppo fiorentino che si è quotato per rispondere alle esigenze di una famiglia sempre più larga ma che ha avuto dal collocamento in Borsa a Milano un fortissimo aumento di visibilità che ha sicuramente aiutato lo sviluppo del brand.
Valentino era stato rilevato dal Qatar nell’estate del 2012 per 720 milioni di euro. Un prezzo che era sembrato esagerato, visto che il bilancio 2011 si era chiuso con un fatturato di 322,4 milioni di euro. Ora la società si appresta a chiudere il 2015 con 1 miliardo di euro di ricavi, dopo un primo semestre in forte crescita: il fatturato dei primi sei mesi è stato pari a 478 milioni, +59%; mentre l’ebitda (margine operativo lordo) è stato di 87,5 milioni, quasi l’88% in più dei 46,7 milioni del semestre 2014, con una incidenza sui ricavi del 18,3% rispetto al precedente 15,5%. Risultati incoraggianti che spingono perché si apra una fase nuova.