dicembre 15

Pmi, Lerro: “Il crowdfunding pronto ad esplodere anche in Italia”

Alessandro Pedrini per affaritaliani.it Milano

Visita il sito di Affari Italiani Milano

Alessandro Lerro, esperto internazionale di crowdfunding e presidente dell’Associazione Italiana dell’Equity Crowdfunding è stato tra i principali interlocutori della Consob nel processo di revisione del Regolamento sull’investimento on-line. Ha raccontato ad affaritaliani.it la situazione attuale del mercato e delle evoluzioni attese sulla base della nuova normativa.

  
Dopo soli due anni la Consob rivede il Regolamento sull’equity crowdfunding e, all’esito di due consultazioni, si appresta ad emanarne una nuova versione. Era necessario?

L’esperienza dei primi due anni ha risentito delle classiche problematiche di un processo normativo upside-down: l’Italia ha battuto tutti sul tempo nell’emanare una regolamentazione, ma non l’ha adattata ad un mercato, che ancora non c’era, al contrario di altri Paesi che hanno lasciato prima partire il mercato; è stato originariamente immaginato un fenomeno molto più vicino al crowdfunding reward-based che a quello da investimento, fatto di molteplici micro versamenti emozionali invece che da consapevoli e consistenti investimenti. Invece, il mercato ha dimostrato di essere piuttosto diverso, con medie di investimento di 8.500 euro per persona, tipiche di investitori sofisticati, se non professionali.

 

Quali sono le novità principali introdotte da Consob nel nuovo regolamento?

La novità principale riguarda l’esecuzione dell’ordine: nella prima versione del Regolamento per perfezionare un ordine superiore a 500 euro era necessario passare dalla piattaforma di equity crowdfunding ad una banca o una SIM, per effettuare la valutazione di appropriatezza dell’investimento secondo la disciplina MIFID, come per ogni altro investimento finanziario. Tuttavia tale processo portava l’investitore off-line, costringendolo il più delle volte a recarsi in banca o anche ad aprire un conto. Il nuovo regolamento consentirà all’investitore di perfezionare ogni investimento direttamente on-line, lasciando alla piattaforma di crowdfunding il compito di valutarne l’appropriatezza sulla base dei parametri Mifid, a prescindere da soglie di rilevanza. Le piattaforme potranno conservare il processo attuale o passare al nuovo, innovando pesantemente il settore degli investimenti, ancora troppo legato alla carta e all’incontro fisico con il promotore finanziario.
image1Alessandro Lerro

Questa novità basterà a far decollare il mercato?

In realtà questo profilo del Regolamento agevola la fase esecutiva dell’ordine, che è un passaggio necessario ma non sufficiente. Per una reale esplosione dell’equity crowdfunding è necessario superare la limitazione settoriale imposta in sede di prima regolamentazione, quando l’equity crowdfunding è stato ammesso per le sole start-up innovative (che peraltro ad oggi sono poco più di 3000); si tratta di una grave incongruenza logica: una normativa estremamente protettiva per l’investitore, che tuttavia gli consente di investire solo nel tipo di impresa più rischioso e difficile da valutare. Il Governo ha già fatto passi importanti in questo senso; l’Investment Compact, convertito in legge nella scorsa primavera, ha esteso l’equity crowdfunding alle Pmi innovative, alle aziende turistiche innovative, agli O.I.C.R. e alle società che investono prevalentemente in start-up e Pmi innovative. A questo punto l’investitore potrà valutare fondi di investimento, società d venture capital e aziende che, per quanto piccole, hanno già dimostrato qualcosa, con una storia, un fatturato ed un posizionamento. Secondo me però non basta: il concetto di equity crowdfunding si sposa meglio ancora con le normali aziende commerciali che incontriamo nella vita di tutti i giorni, dal ristorante alla boutique, che oggi devono fare qualche forzatura per ottenere la classificazione di aziende innovative.

 

Che differenza c’è tra le start-up e le Pmi innovative?

Mentre la start-up è sostanzialmente neocostituita, la Pmi è una impresa che ha già una storia, anche di anni. Il gradiente di innovazione è ridotto e la sussistenza dei requisiti è agevole da dimostrare. Per ora ci sono pochissime Pmi innovative, poiché tra i requisiti vi è la certificazione del bilancio che, secondo la maggior parte delle camere di commercio, deve essere fatta al momento dell’approvazione del bilancio. Dal momento che l’Investment Compact è stato approvato in concomitanza con le approvazioni dei bilanci, solo una manciata di società è riuscita ad ottenere l’iscrizione e le altre hanno dovuto rinviare a maggio 2016. Tuttavia, nei giorni scorsi il MISE ha chiarito che la certificazione del bilancio ai fini dell’iscrizione nel Registro delle Pmi innovative è una certificazione straordinaria, che può intervenire anche separatamente rispetto all’approvazione del bilancio.

 

L’Italia non ha mai dimostrato una particolare propensione all’investimento in capitale di rischio. Pensi che le novità regolamentari troveranno riscontro nelle decisioni degli investitori?

E’ vero, raramente negli ultimi anni abbiamo superato i 100 milioni di euro tra venture capital e angel investing, su circa 55 miliardi investiti ogni anno nel mondo. In Italia si tende ad investire in immobili o nella propria azienda, più che nelle imprese altrui. Il mercato italiano dell’equity crowdfunding in questo momento, con una disciplina pesantissima, ha realizzato tre milioni di euro portando a casa dieci operazioni di successo. I numeri, poco attendibili poiché limitati, ci riportano uno scenario nel quale la voglia e la disponibilità di investire sono molto maggiori degli altri Paesi: il success rate dei progetti ha superato il 41%, cioè quasi una campagna su due riesce ad essere finanziata, quando in USA siamo sotto al 10%. Una normativa più flessibile non potrà fare altro che migliorare la situazione, e l’effetto principale che mi aspetto è sui volumi. Poi sarà necessario che anche le piattaforme facciano la loro parte, mettendo in piedi dei processi efficienti che consentano alle società offerenti di presentarsi in modo adeguato e all’investitore di effettuare scelte consapevoli ed investimenti direttamente on-line, con le grandi economie e la comodità che lo strumento offre.

APPROFONDIMENTO


Cos’è il crowdfunding?

Il termine crowdfunding indica il processo con cui più persone (“folla” o crowd) conferiscono somme di denaro (funding), anche di modesta entità, per finanziare un progetto imprenditoriale o iniziative di diverso genere utilizzando siti internet (“piattaforme” o “portali”) e ricevendo talvolta in cambio una ricompensa. Si parla di “equity-based crowdfunding” quando tramite l’investimento on-line si acquista un vero e proprio titolo di partecipazione in una società: in tal caso, la “ricompensa” per il finanziamento è rappresentata dal complesso di diritti patrimoniali e amministrativi che derivano dalla partecipazione nell’impresa.

È possibile distinguere altri modelli di crowdfunding a seconda del tipo di rapporto che si instaura tra il soggetto che finanzia e quello che ha richiesto il finanziamento.

Cosa sono le start-up innovative?

Le start-up innovative sono piccole società di capitali (spa, srl o cooperative) italiane, da poco operative, impegnate in settori innovativi e tecnologici o a vocazione sociale. Il “Decreto crescita bis” stabilisce i requisiti che tali società devono possedere e dispone diverse semplificazioni normative per favorirne la diffusione e lo sviluppo. Per crescere bene è necessario un ambiente favorevole: per questo il legislatore, nel disegnare il sistema ha previsto una particolare categoria di soggetti, gli “incubatori”: società di capitali italiane che offrono servizi per sostenere la nascita e lo sviluppo delle start up innovative.
Le start-up innovative possono offrire i propri strumenti finanziari (anche) attraverso portali on-line se sono iscritte in una sezione speciale del registro delle imprese tenuto dalle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura dove è possibile acquisire le principali informazioni sulle società. Anche il sito internet delle singole start-up è un’importante fonte di informazioni: esso riporta (e aggiorna ogni sei mesi) le informazioni sull’attività svolta, sui soci fondatori, sul personale e sugli altri elementi indicati dal Decreto nonché sul bilancio.

@finanza_mercati
torieorsidilombardia@gmail.com