dicembre 09

Crack banche. L’ipotesi di una restituzione del 30%

Mario Sensini per Corriere della Sera 

  

Una soluzione che riguardi comunque i soli acquirenti delle obbligazioni subordinate “azzerate” di Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti e Cassa Ferrara, e che preveda per loro un ristoro parziale. Da studiare con prudenza, perché c’è il rischio non solo che le nuove norme possano essere censurate dalla Ue, ma che costituiscano anche un “precedente” pericoloso nell’ordinamento italiano, creando una disparità di trattamento tra le varie forme d’impiego del capitale di rischio o tra i settori di investimento.

Governo e maggioranza continuano a studiare i possibili interventi per sollevare almeno in parte i piccoli risparmiatori che, soprattutto se in modo inconsapevole, hanno investito nelle quattro banche. Premesso, come ha fatto ieri il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che l’intervento sarà formalmente sganciato dal salvataggio dei quattro istituti, ognuna delle ipotesi che si è affacciata nei giorni scorsi resta ancora in campo. Si considera la possibilità di far intervenire un Fondo dotato di circa 100 milioni di euro e partecipato dalle sole banche, o anche allargato ad una partecipazione pubblica (che qualcuno considera d’ostacolo rispetto alla normativa Ue). Una somma simile permetterebbe di rimborsare circa il 30% dell’esposizione dei piccoli obbligazionisti.

Resta in piedi anche l’ipotesi di concedere agli obbligazionisti che hanno perso il capitale una sorta di credito d’imposta da far valere, in compensazione, negli anni successivi. Offrire un trattamento di favore agli obbligazionisti subordinati delle sole quattro banche, però, potrebbe rivelarsi discriminatorio rispetto ad altri interventi passati. E bisognerà stare comunque attenti a non creare discriminazioni tra obbligazionisti subordinati delle banche e quelli delle altre società di capitali. Oltreché, naturalmente, alle normativa Ue sugli aiuti di Stato e la libera circolazione dei capitali.

In ogni caso la soluzione non arriverà prima del fine settimana. Sabato prossimo il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sarà ascoltato dalla Camera ed in quella occasione il governo potrebbe rendere note le sue decisioni. 

Da qui a sabato, si chiarirà anche il destino del pacchetto «sicurezza» da due miliardi di euro. Una delle ipotesi è che l’intervento si finanzi interamente in deficit, portando l’asticella dell’indebitamento netto del 2016 dal 2,2 al 2,4% del prodotto interno lordo senza attendere il via libera preventivo della Ue, sul quale il governo si è però sempre detto fiducioso. Non si esclude, allo stesso modo, che il rafforzamento della difesa e della sicurezza interna, che il governo vuole accompagnare ad un pari investimento sulla cultura per i giovani, possa essere finanziato in due fasi. Alla Camera, intanto, si sta rafforzando il piano per il Sud. Si va verso l’introduzione di un nuovo credito d’imposta automatico sugli investimenti, con tre aliquote, del 10% per le grandi, del 15% per le medie e del 20% per le piccole imprese. Più difficile, invece, rafforzare nel Sud la decontribuzione per i nuovi assunti.