Grecia: Piazza Affari crolla e perde il 4%, lo spread sale a 160 punti

Giuliano Balestrieri per Repubblica

MILANO – Borse in rosso e spread in risalita, ma non di molto, in area 160 punti base. Sono i primi effetti causati dalla vittoria del “no” al referendum voluto dal premier greco Alexis Tsipras sul piano di aiuti per Atene proposto dai creditori internazionali. Cali pesanti, ma senza le vendite incontrollate e il panico che alcuni si aspettavano: nel pomeriggio, tuttavia, Milano ha peggiorato significativamente fino a chiudere in rosso del 4,03% travolta dalle vendite sul settore bancario. A spiazzare gli addetti ai lavori, le dimissioni del ministro delle Finanze del governo ellenico, Yanis Varoufakis che attraverso il suo blog ha annunciato: “Lascio per aiutare Tsipras nelle trattative con i creditori. Mi sono accorto che una parte dei nostri partner internazionali preferisce che io non sia presente agli incontri”. Una mossa a sorpresa, ma che potrebbe realmente aiutare Atene a trovare un’intesa con la Bce, la Commissione europea e il Fondo monetario internazionale. 

Tokyo è stata la prima Borsa a reagire al voto di Atene chiudendo in calo del 2,08%. A seguire i listini del Vecchio continente: Parigi ha ceduto il 2,01%, Francoforte l’1,56% e Londra lo 0,76%. Andamento in territorio negativo – ma anche in questo caso senza scossoni – per Wall Street: alla chiusura dell’Europa, il Dow Jones perdeva lo 0,23%, lo S&P 500 lo 0,31% e il Nasdaq lo 0,29%. La Borsa di Atene, invece, dopo aver chiuso i battenti lunedì scorso, non ha ancora riaperto le contrattazioni. Forse ripartirà domani.

Per il momento, nonostante le vendite, sembrano evitati i temuti scenari da “panic selling”: i crolli a catena che alcuni analisti si erano immaginati a causa degli esiti imprevedibili per la risoluzione della crisi greca. A condizionare l’andamento di Piazza Affari e dell’Europa sono state soprattutto le vendite nel comparto bancario: l’indice del settore ha perso il 5,7% con molte sospensioni al ribasso.
L’euro ha chiuso stabile a quota 1,1065 contro il dollaro dopo avere toccato un massimo di giornata a 1,1095. La moneta unica è passata di mano a 135,75 con lo yen, scambiato col biglietto verde a 122,68.
“I cali sui mercati non sono al momento drammatici perché il vero test sarà il responso della Banca centrale europea, il primo importante creditore di Atene a pronunciarsi” spiega Vincenzo Longo, market strategist di Ig secondo cui la “posizione della Bce sarà decisiva perché creerà a sua volta le aspettative su come si comporteranno gli altri creditori. Se congelerà i fondi Ela (i fondi di emergenza per le banche), il presidente Mario Draghi aprirà la porta a un’uscita di Atene dall’Eurozona e a quel punto i mercati allargheranno le perdite. Se confermerà l’attuale soglia di 89 miliardi, darà un’indicazione di attesa in vista dei summit dei prossimi giorni. Se invece aumenterà i fondi, accogliendo le richieste della Banca di Grecia, si mostrerà aperto a un accordo in tempi brevi”.
Non si registra, per il momento, neppure la temuta corsa del debito italiano: lo spread – come detto – è in salita a quota 160 punti base con i Btp a 10 anni che rendono il 2,37%. Ancora lontani quindi dalla soglia del 3,5%, indicata come possibile rialzo massimo da S&P e che costerebbe alle casse del Tesoro 11 miliardi di euro in più fino al 2016, prevista in caso di Grexit. Per i mercati, quindi, la vittoria del “no” non apre automaticamente le porte all’uscita di Atene dall’Eurozona. In sensibile ampliamento lo spread greco, con i decennali che rendono 1.500 punti in più di quelli tedeschi.

Sul fronte macroeconomico l’attesa è tutta rivolta agli sviluppi in Europa, con l’incontro a Parigi tra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande, e le mosse che la Bce potrà adottare per assicurare la liquidità sui mercati. Passano in secondo piano i dati macroeconomici pubblicati dall’Ocse nel suo rapporto che paragona i livelli di spesa dei governi dei paesi membri: segnali di incoraggiamento arrivano proprio dall’Italia (l’agenda).

Tra i listini mondiali, un discorso a parte merita Shanghai, dove il Composite ha segnato un rimbalzo di quasi il 6%, dopo il 30% bruciato in 3 settimane: la Banca centrale cinese avrebbe indirettamente dato aiuto alla Securities Association of China, che riunisce i 21 principali broker del Paese, con risorse al servizio della concessione di prestiti a società di intermediazione che, a loro volta, avrebbero fatto prestiti agli investitori per acquistare azioni.

Sul fronte delle materie prime, l’oro è in rialzo a 1.175,45 dollari l’oncia, segnando un progresso dello 0,6%: il voto greco alimenta l’incertezza sui mercati spingendo gli investitori verso i beni rifugio. Di segno opposto le quotazioni del petrolio: il light crude Wti cede 2,10 dollari a 54,83 dollari al barile, il Brent di Londra perde 75 cent a 59,57 dollari al barile.